STEPHEN CURRY, LA MANO (DA TRE PUNTI)DI DIO.

07.05.2015 19:33

Stephen Curry, la mano (da tre punti) di Dio

sc_three_for_three760x442“Tutti mi chiedete come faccio a segnare certi canestri, a vedere certe linee di passaggio. E’ bello vedere la gente che si esalta per il mio gioco, ma la risposta alle loro domande è in Dio.Quello che so fare in campo viene da lui e amo indirizzare la gente verso la fede”. Stephen Curry è un giocatore di pallacanestro della Nba, la lega professionistica americana, la più famosa del mondo. E’ uno di quei ragazzi talentuosi che hanno visto realizzare il loro sogno. E’ famoso, e in quanto tale, potrebbe concedersi ad ogni tipo di vizio esistente, passare da una donna all’altra, vivere una vita dissoluta potendo contare sul suo stipendio dorato. E invece è sposato da due anni e mezzo con Ayesha, conosciuta da adolescente nella chiesa che frequentava. Ha una figlia Riley per la quale dice “posso anche segnare 50 punti, ma niente mi fa brillare gli occhi come il sorriso della mia bimba”.Questo campione, fuori e dentro dal rettangolo del basket, ha vinto il premio come miglior giocatore della stagione.

 

E in un mondo come quello dello sport, dove prevale l’individualismo e dove la vanità la fa da padrona, un esempio come quello di Stephen Curry è un raggio luminoso che si posa su Babilonia. “So da dove viene il mio talento, da Dio. E io non gioco a basket per fare 30 punti a partita, ma per esserne testimone e condividere la testimonianza. Amo indirizzare la gente verso colui che è morto sulla croce per i nostri peccati: è grazie a lui che c’è un posto in paradiso che ci aspetta. E questa consapevolezza vale molto più di un trofeo.” Speriamo che l’esempio di Curry, di come con l’umiltà, il duro lavoro e soprattutto la fede, siano d’esempio per i tanti che vogliono approcciarsi a un qualsiasi sport e sperano di “farcela”. Perché il successo è un’idolatria feroce che sacrifica anche i migliori talenti. La fede in Dio porta lontano. Curry ne è una testimonianza.

Stefano Bonacorsi